La Rabbia dei bambini – Cosa ti scatena dentro un piccolo che piange disperato e non sembra voler smettere?

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La rabbia del bambino, la vergogna sono sentimenti difficili da contattare.

Impariamo a censurarli, a essere adulti, controllati, a fare i “bravi bambini” e cioè a essere rigidi, insensibili e di solito giudicanti e ricchi di sensi di colpa.

Questa censura la puoi percepire da come respiri, dal grado di contrattura muscolare nel corpo ma anche da come fai l’amore e dal grado di piacere che sai concederti, da quanto e con quale intensità senti, ti commuovi, ti arrabbi ecc…

La rabbia di quando eri adolescente la conosci.

Di solito è circolare, si autoalimenta ma se la osservi bene, in realtà non raggiunge davvero l’altro, non ti permette di comunicare davvero cosa senti e di cosa hai bisogno, non è tua alleata e quindi impari a metterla via, a “crescere”. In realtà quella rabbia e quel dolore parlano di quelle emozioni più antiche, quelli del bambino che sei stato e, spesso, sono sentimenti sconosciuti, rimossi. A volte siamo incoraggiati a perdonare, a capire il genitore senza che il dolore più profondo abbia spazio di essere sentito e riconosciuto, questo perché la rabbia del bambino spaventa, è considerata pericolosa o inadeguata.

Pensa a cosa ti scatena dentro un piccolo che piange disperato e non sembra voler smettere. Di solito viene distratto con cibo o altro, perché in noi adulti causa dolore sentire la nostra sofferenza di bambino non ascoltato che si risveglia a contatto con un piccolino che piange.

Un bambino ha diritto di sentire il furore contro la sua mamma, che per esempio, lo allatta a orari fissi impostati da un pediatra, invece che essere in contatto con sé stessa e con il bisogno del suo piccolo. Quando questo furore non è ascoltato il bambino si arrende e si irrigidisce, perde la fiducia nel suo sentire perché rischia di far soffrire la mamma con il suo pianto. Da adulto, quindi, non avrà contatto con le sue emozioni profonde, con cosa desidera, e con il dolore di non potersi permettere di manifestare il suo bisogno. Anzi, queste parti di sé le giudica e le censura con il senso di sacrificio e di colpa.

Crying kid girl with hand near eyes looking unhappy

Riappropriarsi di sé, secondo me, significa poter dare voce a quelle parti così lontane, soffocate e ritrovare la dignità e la forza del bambino che è ancora dentro di noi.

 

Significa ritornare a fidarci del nostro corpo, di cosa sentiamo davvero.

Solo allora la parte adulta di noi sarà collegata alla nostra vera essenza, creatività ed energia vitale. A quel punto ci sarà più semplice godere della vita che ci è stata trasmessa dai nostri genitori che possiamo guardare con gratitudine.

Quando ritroviamo queste parti dolenti e segnate di noi, ci accorgiamo che nessuno ha colpa: né nostra madre, né nostro padre o chi abbiamo incontrato dopo di loro nella vita e che ci ha ferito ad un qualche livello.

Viviamo in un mondo di bambini feriti, noi inclusi, visto che siamo cresciuti qui e con genitori che pur facendo il loro massimo ci hanno trasmesso i loro dolori infantili non elaborati.

Ognuno di noi ha la sola responsabilità di riprendere contatto con cosa sente e chi è davvero; questo processo di ritorno a sé ci rende veri, amorevoli e più forti con il risultato che torniamo a decidere responsabilmente per la nostra vita smettendo di delegare il nostro potere ad altri.

 

  • Marco Meini
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