La Colpa

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Quando mi lamento non sto prendendomi la responsabilità di chiedere davvero di manifestare cosa è il mio sentire profondo e il mio bisogno.

Sono piccolo piccolo e indifeso come davvero lo sono stato; è una regressione dove la coscienza, la parte adulta non vede più le mie risorse attuali. Con il lamento lego l’altro, che avrà la possibilità di accontentarmi senza che io abbia davvero espresso il mio vero bisogno oppure di rifiutarsi e di solito con una carica di rabbia e senso di colpa. E questo, sarà materiale per un lamento più forte che potrà manifestarsi anche come ” fare il muso”.

È una trappola infantile che mette in gabbia me e tutti coloro che amo. E’ il dolore di un bambino che non poteva dire veramente cosa sentiva; e quel dolore lo mantengo attivo io ADESSO, evitando di prendermi la responsabilità di manifestare il mio sentire profondo. Forse mi sento affogare nel senso di vergogna di dire, di guardare negli occhi l’altro e far arrivare chi sono davvero.

E allora il piccolo bambino in me può solo tentare di fare pena, di continuare a costringere chi ama a considerarlo a causa della sofferenza, del dolore fisico e forse del sentirsi malato.

In questo schema non c’è guarigione, non può esserci.

C’è solo un dolore antico che sto inconsapevolmente mantenendo attivo. In questo schema doloroso c’è un pensiero dentro, magari non espresso chiaramente ma che vorrebbe dire: “è colpa tua se io sto così!”, ma anche : ” è colpa del governo, è colpa del medico che ha sbagliato, è colpa …”.

In realtà non è colpa mia e di nessun altro, sto soltanto maltrattando quel bambino dentro di me che vorrebbe davvero dire cosa sente, cosa desidera ma non gli sto concedendo di esprimersi.

Marco Meini

 

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